COMFORT ZONE

I am what I am, I am my own special creation…”*


Io sono io. E non una sola, ma tutte quelle che abitano in me.
Io sono quello che ti voglio far vedere, quello che ti voglio raccontare,
quello che mi diverto ad interpretare con gli abiti o con il trucco che decido di indossare.
L’apparenza, spesso, inganna.
Siamo quello che indossiamo o quello che indossiamo racconta chi siamo?
Io sono io. E con la mia identità ci posso giocare.
Perfettamente a mio agio, anche nel delirio più totale.
Io sono io, orgogliosa di me in tutte le sfumature.

*Glora Gaynor

FOTOGRAFIA
Mauro Puccini

MODELS
Marrejan Oepkes
Alexandra Alea Kay Lex Empress
Cristina Alvaro Buendia
Delphina Bianco
Juan Martin Martin
E la piccola Cleopatra Luz Castera Schirato

ART DIRECTION & STYLING
Guya Manzoni
Marina Savarese
Valeria Santarelli

IL GIOCO DELL’IDENTITÁ

Quale significato ciascuno di noi dà all’idea di “rappresentare se stesso”?
Quanto può essere spontanea, o onesta, o fuorviante l’immagine che diamo agli altri di noi?
E quanto questa immagine riflette chi davvero siamo o ci sentiamo di essere?

Questo shooting non è nato con l’idea di essere solo un servizio fotografico.

È nato come un gioco per raccontare e raccontarsi, costruendo e dando forma alla propria identità, vera o immaginata, attraverso le forme ed i colori di un make-up tutto da inventare, in libertà.

Le persone ritratte in questi scatti non sono modelle e modelli. Sono professionisti che arrivano da percorsi diversi, di differenti fasce di età e provenienza, tanto che in alcuni casi non parlavano nemmeno la stessa lingua.
Insieme, in una casa abbandonata sotto al magico cielo di Ibiza, sono stati invitati a giocare con la propria identità, tra polvere, vestiti e props appariscenti.
Davanti ad un tavolo da campeggio, allestito tra pareti scalcinate con specchi e pezzi di cartoncino colorato, li abbiamo fatti accomodare a “truccarsi”, senza l’uso del correttore…
Come bambini di fronte ad una moltitudine di mattoncini colorati hanno iniziato a comporre, ognuno sul proprio volto, qualcosa che li rappresentasse.
Chi è partito da una forma, chi da un colore, chi da un disegno che piano piano ha preso vita ricordando la maschera di un supereroe, chi in maniera del tutto dettata dall’ispirazione del momento.
Ognuno ha dato libero sfogo alla propria creatività, divertendosi, senza paura, senza giudizio (su se stessi e tanto meno sul prossimo), in un clima di fluida collaborazione.
Il senso dell’estetica, della bellezza standardizzata, è stato superato dalla ricerca di un significato personale, con risultati grotteschi, armonici, buffi, ludici.
Affermazioni visive del sé di quel momento, conferma assoluta del fatto che possiamo essere tutto o niente, e che l’unica costante è nell’accettazione del cambiamento, fuori e dentro di noi.
In un ambiente decadente e distrutto, con look volutamente esagerati, in situazioni comuni ma stridenti, con un trucco insolito: un apparente disagio esteriore è risultato in contrasto con il loro lo stato di agio assoluto.
La tranquillità e sicurezza interiore ci ha dimostrato che quando si è centrati e a posto con se stessi, fieri e consapevoli di chi si è, si può giocare con la propria identità e mantenere intatta la propria comfort zone interiore.
E si può risultare autentici anche interpretando un personaggio.