weave

Weave Magazine nasce dal desiderio di raccontare storie, di far scoprire alle persone la meraviglia della moda artigiana, etica e sostenibile in chiave contemporanea, fresca, innovativa; ma anche dalla necessità di riscoprire la bellezza del rallentare, in aperto contrasto con il turbine rapido della società moderna.

Weave come weaving, ovvero intrecciare, tessere, creare relazioni e reti fatte di persone, progetti, storie di imprenditoria virtuose: un prezioso capitale culturale che difficilmente trova spazio nei mezzi di comunicazione istituzionali, e che rappresenta invece un sottosuolo fertile che merita di essere scoperto dai più.

Ma anche w(e)ave, come quell’onda di rinnovamento che è necessario cavalcare, guardando oltre e lasciandosi ispirare da storie che parlano sostenibilità, buone pratiche, innovazione e valori autentici, necessari e condivisi.

I suoi contenuti spaziano tra arte, fotografia e design; focus su aziende e sbirciatine al dietro le quinte della moda si intrecciano tra le pagine colorate di questa rivista. Voci di esperti e penne di nuove leve si fondono insieme per una piccola rivoluzione mediatica.

È il nostro piccolo contributo per risvegliare coscienze a suon di bellezza.

PREORDINA IL NUOVO NUMERO!

Il nostro Numero Due in formato cartaceo, dedicato al tema della Resistenza.

02 – RESISTENZA!

Dopo gli Intrecci con persone affini e dopo la caccia all’Identità, eccoci con un nuovo numero di W(E)AVE MAGAZINE, a parlare di Resistenza: come attivismo, come modalità per resistere e re-esistere, esistere di nuovo, dando nuova vita e nuovi sensi a ciò che è stato ma che ancora può essere.

Resistenza è una parola potente e curiosa. La sua etimologia (dal latino, resistĕre, comp. di re-, che indica ripetizione, e sistĕre, ‘fermarsi’) ci parla di opposizione, di staticità, della capacità di mantenere una posizione contrastando forza avverse.
Qualcosa di resistente è, in effetti, qualcosa capace di non cedere all’urto, di mantenersi stabile; di opporsi, coi piedi ben piantati al suolo, alle forze che tentano di smuoverlo.

Eppure non esiste parola più forte per esprimere (soprattutto nella nostra lingua, e grazie alla nostra Storia) il desiderio di rinnovamento, la ricerca di un’altra via: per resistere è necessario mettere in discussione l’esistente, innovare e innovarsi, farsi portatori di nuove soluzioni e idee, rendersi adattabili, essere in grado e avere il coraggio di cambiare.

Sicuramente singolare, poi, è la presenza di una parola nella parola, che non ci parla di etimologia, ma di significato: (R)esistenza è continuare ad esserci, trovando nuovi modi e nuove forme per esistere.

Un modo per raccontare la slow life come una modalità attiva per resistere ai tempi moderni, affermando in maniera concreta una necessità vitale contro-corrente, spaziando in ambiti concreti come l’arte, la moda e la scienza tessile; in quelli profondi della mente e del Sé resistente; in quelli eterei di mondi virtuali che esistono ma non esistono, dal passato al futuro, camminando… Perché anche camminare, quando tutti sfrecciano sui jet privati, è un gentile atto di resistenza.

Forza conservativa di attrazione a
distanza,
la gravità:

è quella che ci regge in piedi
o quella a cui opponiamo quotidianamente
resistenza
per camminare a testa alta in questo
mondo?

“I am what I am, I am my own special creation…”*


Io sono io. E non una sola, ma tutte quelle che abitano in me.
Io sono quello che ti voglio far vedere, quello che ti voglio raccontare,
quello che mi diverto ad interpretare con gli abiti o con il trucco che decido di indossare.

Specchi che riflettono, che nascondono, che ingannano.
Specchi con i quali giocare, ballare, scoprirsi o costruirsi un’altra identità.
Specchi che doppiano, scompongono e fanno a pezzi…